lunedì 25 settembre 2006

Saggezza Fascista

Una donna rientra a casa e trova il marito, fascista e camerata esemplare, a letto con una bella e giovane ragazza.
“Porco schifoso!” gli grida la donna, “Come hai potuto farmi questo, una moglie fedele, la madre dei tuoi figli, quella che ha sopportato pazientemente la tua passione politica del cavolo! Ti lascio immediatamente, chiederò il divorzio!”
E Lui: “Ehi un momento, lascia che almeno ti spieghi una cosa...”
“Va bene, - dice lei - tanto queste saranno le tue ultime parole che ascolto...”
Lui comincia: “Stavo entrando in macchina per venire a casa quando si è avvicinata questa ragazza e mi ha chiesto un passaggio. Sembrava smarrita, impaurita e indifesa: mi ha fatto compassione, così l´ho fatta salire in auto. Ho notato che era molto magra, mal vestita e assai sporca.
Mi ha detto che non mangiava da tre giorni e che era appena fuggita dal centro sociale in centro, quello ormai regno dell’intolleranza allogena e a cui di sociale è rimasto solo il nome!
Così, preso dalla compassione, l´ho portata a casa e le ho scaldato gli involtini di carne che avevo preparato per te ieri sera, quelli che non hai mangiato per timore di metter su peso. Beh, li ha divorati in un istante!
Visto che era sporca l´ho invitata a farsi una doccia e mentre era in bagno ho visto che i suoi abiti erano lerci e pieni di buchi: li ho buttati via.
Dal momento che aveva bisogno di vestirsi, le ho dato i tuoi jeans di Armani di qualche anno fa, che tu non metti più perché ti sono diventati stretti.
Le ho dato anche l´intimo che avevo comprato per il tuo compleanno, ma che non indossi perché dici che ho cattivo gusto.
Le ho dato anche quella camicetta sexy che mia sorella ti ha regalato a Natale ma che non metti per farle un dispetto, e anche quegli stivali che avevi preso in quella costosa boutique ma che non portavi perché in ufficio una ne aveva un paio uguali...”
A questo punto l´uomo tira un lungo respiro e continua:
“Mi era così grata per la mia comprensione e aiuto che mentre l´accompagnavo alla porta, mi si è rivolta in lacrime dicendomi che aveva sempre creduto che i fascisti erano degli orchi bruttissimi e senza cuore, e mi ha chiesto: Non c´è qualcos'altro che tua moglie non usa più? ...........”

venerdì 22 settembre 2006

Accetta il consiglio....per questa volta

Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t'erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa' una cosa, ogni giorno che sei spaventato.
Canta.
Non esser crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l'invidia. A volte sei in testa. A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente dimmi come si fa. Conserva tutte le vecchie lettere d'amore, butta i vecchi estratti conto.
Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E' il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla.
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza. Ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori. Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli. Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perchè più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio... per questa volta.

Liberamente tratto da “The Big Kahuna”

martedì 12 settembre 2006

Rex Vini, Regnum Vini.....ovvero la Passatella

E' un gioco, secondo alcuni, molto antico e risalirebbe perfino agli Antichi Romani che usavano chiamarlo Rex vini, Regnum vini tanto che se ne trova descrizione in Orazio e Catone che ne parlano entusiasticamente.
Fatto è che successivamente le regole, probabilmente, sono leggermente mutate così come i giocatori - dallo spirito nobile che animava il gioco degli antichi, a quello più godereccio degli anni più recenti - fino ad oggi periodo in cui sembra pressochè scomparso per lasciare il passo a passatempi meno cruenti. Perchè cruenti? Si narra che spesso il gioco finisse in rissa in quanto, come si vedrà durante l'esposizione del regolamento, lo scopo è quello di lasciare a bocca asciutta e casomai canzonare uno dei partecipanti (l'Ormo) che non sempre accettava di buon grado di contribuire all'acquisto del vino per poi vederlo bere da altri - in un periodo in cui, spesso, il popolano aveva difficoltà a procurarsi la cifra richiesta per un buon bicchiere di vino - alla sua salute. Lo stesso Papa Sisto V, preoccupato per le notizie di risse scoppiate a causa del gioco, si narra, volle provarlo insieme ad alcuni suoi Cardinali. Fatto "Ormo" per diverse volte consecutive si scagliò su coloro (i suoi Cardinali!) che non gli permettevano di bere e solo il pronto intervento di alcuni serventi evitò che la prova degenerasse. Da quel giorno il Papa ordinò ai giudici di essere più indulgenti con chi si fosse macchiato di tale infrazione.
Passiamo ora alle regole del gioco, ovviamente enunciate in romanesco.


Regole p'er giôco de la Passatella.
Tra ttutti li ggiôchi che ss'aûseno a Roma quello che pporta er vanto è er gioco de la Passatella. 'Sto ggiôco consiste ner pagà tant'a ttesta 'na certa quantità dde vino, fra tutti li ggiocatori, e ddoppo de fa' la conta. A quello che je va la conta sceje er Padrone e er Sótto, che sso' li accusì ddetti Regnanti. Er Padrone se pô beve, si je capacita, tutt'er vino. Er Sótto, quann'er Padrone vô ddispensà le bbevute all'antri, le po' ddà a cchi vvô llui, oppuramente bbévesele lui. Quelli che viengono condannati a nun beve so' chiamati Ormi; e nun tanto er nun beve, quanto l'esse chiamati accussì è la cosa che vve fa mmagnà ll'ajo.Da che ssarà vvenuto l'uso der giôco de la Passatella?... Hum! Chi lo sa?
Quarcun'antro pretenne, e ccredo che abbi ppiù raggione de tutti, che la Passatella ne vienghi da ll'uso che cciavéveno li romani antichi quanno pranzaveno d'elegge e' re der convitto che dispenzava e commannava su le bbevute.
'Sto giôco, de prima impressione pare un semprice passatempo, ma nun è accusì; perché invece cià in sé un impasto de prepotenza, de camora, e dde vennetta. Gnisuna maravija dunque si, ffra l'allegria de li ggiocatori, succedeno spesso p'er giôco, grugni, paturgne, lune, mosche ar naso, bburiane, e quarche vvorta ce scappa puro l'ammazzato.
Mortissime vorte er Governo ha cercato de provibbillo co' le murte e le carcere, ma nun c'è ariuscito.
Quell'ariunisse in compagnia pe' reggnà, o volemo dì ppe' dispone der vino a ssu' vantaggio, escrudenno l'antri, dite quer che vve pare, ma è 'na vera camora. Infatti succede spesso che, quarche ggiocatore che è stato escruso dar beve, si je capita poi la sorte a llui de commannà, allora, òprete celo! se fa 'na bbevuta tale de vino che s'imbriaca ar punto de nun arèggese ppiù in piedi, e ar primo che je fa' un po' l'occhio storto, succede bburiana.

I. - Er vino der giôco.
Quasi sempre 'gni ggiocatore paga un quarto de litro, che ssarebbe, press'a ppoco, una bbevuta ggiusta, ossia un bicchiere; vordì pperò che nun je fa gnente si la posta der vino è dde più o dde meno.
Certe vorte se fa la Passatella cor vino vinto in un antro giôco; puta caso a pari e disperi oppuramente a mmòra; in 'sto caso, li ggiocatori de la Passatella nun hanno da pagà gnente.Oppuramente si se fa la Passatella co' ddu' qualità dde vino, rosso e bbianco, asciutto o tonnarello; e ssi, mettemo, c'è divario de prezzo, 'gni ggiocatore paga la su' purzione pe' quella qualità che s'è bbevuta.

II. - La Conta.
Stabbilita la persona da che sse deve principià la conta, tutti li ggiocatori in ner temp'istesso, bbutteno un certo nummero de deta d'una mano, e questo se chiama bbuttata.
Le deta bbuttate se tiengheno ferme, senza ciriolà insinenta che nun so' state contate tutte, e ffatta la somma; e ddoppo incomincianno a contà dar giocatore stabilito uno se seguita in giro da dritta a mmancina uno doppo l'antro, dua, tre, quattro, ecc. un nummero pe' ggiocatore. A quello che je tocca l'urtimo nummero, ha dritto d'esse Conta e je va puro de dritto una bbevuta. Bbevuta che nun è mmisurata; la Conta tanto po ffa consiste la su' bbevuta in un bicchiere, tanto se po' bbeve tutto er vino, abbasta però che sse lo bbevi tutto de 'na tirata e senza mai ripijà ffiato. Er celebre Secchiotto de li Serpenti fu chiamato presempio accusì, pperchè 'na vorta che je toccò la Conta, se scolò de 'na tirata sei litri de vino, che aveva messi drent'a un secchio, senza aripijà ffiato.

III. - La cacciata de li Regnanti.
La Conta caccia li Regnanti, cioè er Padrone e er Sótto, facenno in modo da scejelli a vvoce e nno ccor gesto. Li pô ccaccià ddicennoje: Voi séte er Sótto: Voi séte er Padrone; oppuro cor di' a un giocatore: Posso bbeve? e quello, pe' 'sta domanna, s'intenne ch'è ffatto Sótto; e ddicenno a un antro: Commannate, s'intenne pe' 'sta parola che quell'antro è stato fatto Padrone.Attenta bbene ch'er Sótto se caccia sempre prima der Padrone.
Quanno la Conta sceje er Sótto dicennoje: Posso bbeve? er giocatore che, cco' 'sta domanna s'intenne fatto Sótto, arisponne a la Conta: Bevete oppuro No. Si arisponne Bbevete, la Conta, ortre la su' bbevuta de dritto, ce n'ha un'antra de concessione, abbasta però cche je l'accordi puro er Padrone.

IV. - Er Padrone.
Er Padrone, come ve faremo vede ne la regola de le bbevute, arimane padrone der vino ammalappena hanno bevuto la Conta cor Sótto.
Er Padrone se pô bbéve er vino a bbicchieri, a mmezzi bbicchieri, etteccetera come j'aggarba; ma nun cià ffacortà de fallo bbéve pe' distinzione a un antro ggiocatore. Vordì che quanno vò dda' 'na bbevuta a un antro, lo manna pe' licenza, come vederemo in appresso, e doppo arientra subbito in padronanza der vino appena fatta la detta bbevuta.
Er Padrone pô dda' la facortà ar Sótto de dispone der vino e dde le bbevute.Quanno è tterminato er vino der giôco ne le misure, tutte le bbevute già ddispensate e incora nun consumate arientreno in proprietà dder Padrone, si a questo je pija l'estro de ricramà er vino che sse trova a ttavola.
Nun deve dipenne da 'sta regola er vino de le bbevute de la Conta e der Sótto, e la bbevuta de questo, sippure l'avessi ceduta a antri; perché 'ste du' bbevute so' dde dritto e cianno la supririorità sur Padrone.

V. - Er Sótto.
Come er Padrone pô ddispone de vino, accusì er Sótto pô ddispone de la Passatella.Er Sótto accorda o nnega le bbevute, le trasferisce a antri, o sse le fa llui: insomma, er Sótto è er Tiranno der giôco.
Però si sse dà er caso che un giocatore mannato pe' llicenza invece de domannaje er permesso de bbeve, dice ar Sótto: passo oppure fo ppasso, allora (in 'sto caso solo) er Sótto nun pô arigalà la bbevuta a cchi je pare, e je tocca a ffàssela a llui.

VI. - Le bbevute.
'Gni ggiocatore po ffa' cconsiste la su' bbevuta puro in un sorso de vino.Le bbevute che se metteno ner bicchiere ponno esse fatte a commido; quelle che se fanno in una misura, in un bucale o in un ricipiente ppiù granne, oppuro quelle che intanto che sse bbeve se sversa er vino ner bicchiere p'ariempillo, deveno esse fatte a garganella o ddimo tutte de 'na tirata senza mai aripija ffiato.
La prima bbevuta va de jura a la Conta, e nu' la pò ccede a gnisuno.
La seconna bbevuta va de jura ar Sótto. Potenno er Sótto dispensà le bbevute pô ccede la sua all'antri, facenno caso però cche ffacennose la sua da lui, se pò bbeve de 'na tirata tutt'er vino der giôco; ma vvolendola dispensà a ll'antri, la bbevuta che j'aspetta ha dda consiste in un bicchiere solo.
Quello che ss'è ffatto la bbevuta der Sótto, si in appresso è mmannato pe' llicenza dar Padrone, in cammio de domannaje de bbeve je dice: Fo ppasso, er fa' ppasso, in 'sto caso, nun è un atto de superbia, ma un comprimento; perché accusì er giocatore cià campo d'aristituvì ar Sótto la bbevuta che questo j'ha cceduto prima.
Vvordì che, a nun fa' ppasso, in de la circostanza che avemo detto de sopra, nun guasta er giôco, sta a la coscienza der giocatore si vvò ppassà o nno per uno screanzato.Er Sótto bbevènnose tutto er vino de 'na tirata e ssenza ripijà mai fiato fa arègge l'Ormo ar Padrone, ossia nun lo fa bbeve.
Ammalapena er Sótto s'è fatta la su' bbevuta er vino der giôco diventa der Padrone.Si er Sótto ha cceduto a quarcun'antro la su' bbevuta, er Padrone bbevennose tutt'er vino fa aregge l'Ormo pur'ar Sótto; ma ch'er Padrone se bbevi tutto er vino è un caso raro; anzi certe vorte nun beve pe' gnente o tutt'ar più ddoppo èssese fatta una o ddu' bbevute, manna pe' llicenza chi je pare e ppiace.
Er giocatore mannato pe' llicenza se deve arivorge ar Sótto e je deve di': Pposso bbeve? Er Sótto je concede o ssi o nno la bbevuta risponnennoje: Bbevete oppuramente: Bbeverà er tale, o bbeverà ppe' vvoi er tale. La bbevuta levata a uno e ddata a un antro se chiama bbevuta de risbarzo, e gnisuno pô ffa' ppasso su 'sta bbevuta e nun se pô arifiutalla de bbeve. Vor dì cche ll'invitato a bbeve ppô ffa' cconsiste la su' bbevuta mettenno appena la bocca ner bicchiere; oppuro, com'è in dritto, de bbeveselo tutto.
Er Sótto pô risponne puro: Bbeverò io pe' vvoi, o risponnenno de no, pô bbeve puro. Er Sótto pô ppuro arisponne ar Posso bbeve in 'sto modo: Si nun ha ssete er tale, bbeverete voi. In 'sto caso, dipenne da quer tale o a bbeve o a ddi': Nun ho ssete; o a risponne Bbevete voi; ma bbisogna annacce piano perché st'atto de generosità ve p&oocirc; ffa' regge l'Ormo; e de 'st'affronto nun ve ne poteressivo lagnà ccor Sótto che vve poterebbe arisponne de bbotto: Nun v'ho ddato più dda bbeve, perché nun avevio sete. Doppo 'gni bbevuta er vino aritorna a esse robba der Padrone, che pô ribbeve, o rimannà pe' llicenza.
Ner tempo de la Passatella nun è ppermesso a li ggiocatori de bbeve antro vino che quello der giôco. Vordì che quelli che intanto che magneno so' invitati a ffa' la Passatella ponno pure seguità a mmagnà e a bbeve.
Però a gnisun giocatore che pprima de la conta nu' stava magnanno, è permesso d'ordinasse quarche pietanza intanto che ddura er giôco; sinnò poterebbe trovà quarche rampino pe' nu' sta' a la regola der medemo.
Tanto er Padrone è padrone de mannà ppe' llicenza ppiù vorte er medemo ggiocatore, quanto er Sótto pô dda' ppiù bbevute a la persona medema.

VII. - L'Ormo.
In de la Passatella chi nun assaggia er vino se chiama órmo; e è ppiù l'affronto e la rabbia d'esse chiamato accusì, che dde nun beve.
Da che ne sii venuto er nome d'órmo, sarebbe indificile a ddisse. Pe' fasse una idea de la cosa, se deve fa' ccaso, che nun se dice a un giocatore che nun ha bbevuto Voi sete un órmo, ma Vvoi avete aretto l'órmo; e ben anche se dice so' órmi er tale e er tal'antro, s'intenne sempre de di' cche hanno aretto l'órmo er tale e er tal'antro.
Er giocatore dunque che nun ha bbevuto nun viè arissomijato a un ormo, ma è uno che ha aretto l'ormo.
Sicché, pe' ddinne una, famo conto che, ppresempio in quarche mmerenna fatta in campagna, in vicinanza d'un órmo, sii ariuscito a la commitiva de fallo aregge a un compagno de loro, ppiù minchione dell'antri, dicènnoje: Tiè fforte l'órmo che ccasca, o quarche cosa d'accusì; e ttratanto loro se saranno scolato er vino a la bbarba sua.
Ariccontanno poi er fatto, dicenno che er tale reggenno l'ormo era rimasto senza bbevuta pò esse che dd'allora sii venuto er detto d'aregge l'órmo.
Abbasta: infine, sii un po' come sia, er fatto come sii venuto er di' aregge l'órmo a nnoi nun ce n'importa gnente; a nnoi ciabbasta d'avévve fatto capi' si cche ccosa è ll'ormo in de la Passatella.Nun s'accustuma de fa' un órmo solo, armeno armeno se fa aregge sempre a ddua; perché esse fatto órmo solo è un gran affronto, e ffa' ccapi' che ffra er Sótto e er giocatore che ha aretto l'órmo, c'è odio forte.
Quanno in de la Passatella ce so' stati ppiù órmi s'ausa de da' la riavuta facenno un'antra conta, ossia un'antra vorta er giôco.

VIII. - Le amancanze ner giôco.
La Passatella se chiama ggiôco de Voce, sicché ggiocanno gnisuno se deve ccapì cco' li ggesti, ma cco' la voce.
Si ffamo caso, la Conta facesse er Padrone e er Sótto cor gesto de la mano, invece de nominalli a vvoce, doppo la bevuta de la Conta, bbeverebbe er Sótto; ma siccome questo nun sarebbe stato nominato a vvoce, tutti li ggiocatori potrebbeno bbeve; perchè in 'sto caso er giôco sarebbe stato, come se dice, rotto, perché averebbe bevuto uno che nun è stato mentuvato Sótto.
Quanno uno, mannato pe' llicenza dar Padrone, invece de chiede la bbevuta ar Sótto je dice Passo o Faccio passo, si er Sótto invece de bbeve lui, dasse la bbevuta a un antro sarebbe un'amancanza; e allora er giocatore che ha ffatto passo pô impedì che la bbevuta fusse fatta da quell'antro, essenno in facortà de bbeve lui senza er permesso der Sótto.Er giocatore che bbeve in un ricipiente ppiù ggranne der bicchiere, o cche intanto che bbeve ner bicchiere lo va riempenno, pô bbeve, come avemo detto, sino a ttanto che nun aripija fiato e cche s'ingozza er vino.
Quanno stacca da ignottì, cosa che je se vede guardannoje er gargarozzo, ha cchiuso la su' bbevuta, e ddeve cede er vino; e nu jé vale manco si sse tie' er vino fermo in bocca, perché pô aripijà ffiato da le froce der naso.
Si ccontuttociò dd'avé aripijato fiato e dd'avejelo avvertito seguitasse la bbevuta, commetterebbe un'amancanza, e sarebbe obbrigato a pagà tutt'er vino.
Vordì cche ssi ppresempio lo sversa pe' ddisgrazia mentre se fa la su' bbevuta, sii ner mette er vino ner su' bicchiere, sii quanno ce l'ha mmesso, allora je se perdona; ma nu' se perdona però ar giocatore che bbevenno drento un ricipiente ppiù ggranne der bicchiere se lassa pe' jottonità sversà er vino addosso; perchè in quer caso er vino sversato pô ttoccà a un antro ggiocatore. Puro allora quello ch'amanca è obbrigato a ppagà tutt'er vino der gioco.È sempre puro obbrigato a ppagà tutt'er vino der ggiôco quello che lo fa apposta a sversanne puro un goccettino.
Gnisun giocatore pô ccede una parte o tutta quanta la su' bbevuta a un antro ggiocatore; come puro nun è ppermesso de da' dda bbeve a ggente fòra der giôco, er vino der giôco stesso; chi lo facesse commetterebbe un'amancanza forte e ssarebbe puro obbrigato a ppagà tutt'er vino.

IX. - Le birberie der giôco.
Quanno è arimasto un bicchiere solo de vino, si er Padrone volesse fa' bbeve un giocatore che nun ha bbevuto, pô empi' er bicchiere e ddi' ar Sótto: O bbeve er tale, o bbevo io. Si er Sótto nnun è ppratico, o nun vô ffa' dispetto ar Padrone, concede la bbevuta a quer tale; ma pperò guasi sempre, er Sótto, pe' nun fasse suverchià risponne ar Padrone: Fate er giôco, ossia voi fate er Padrone e nun cercate de commannamme a mme cche sso' er Sótto; oppuramente arisponne: Bbevete voi.
Er Padrone pô mannà ppe' llicenza dicenno: Cor un goccio de riserva manno pe' licenza er tale. Si er Sótto accordasse la bbevuta, o la negasse pe' ddalla a un antro, allora er Padrone se poterebbe burlà der Sótto dicennoje: Fermo, ho fatto la riserva, - e sse bbeve lui er vino.Er Sótto però si è asperto der giôco, prima de da' o dde negà la bbevuta dice ar Padrone: Consumate la vostra riserva, allora er Padrone se bbeve tutto er vino, oppuro fatta la su' bbevuta de riserva, er Sótto pô ddispensà la bbevuta a cchi vvô; bbasta però che quer tale ch'era stato mannato pe' llicenza nun dichi fo ppasso, perché, ssi lo dice, er Sótto, come avemo detto prima, quela bbevuta se la deve fa' llui.
Er Sótto ha dritto che je se chiedi la bbevuta a vvoce chiara e a lettere spiegate.Quanno je se chiede la bbevuta pô risponne: Chi vve la pô nnegà? E allora si er giocatore se crede che cco' 'sta risposta er Sótto j'abbi accordato da bbeve, se sbaja, prova ne sii, che quanno se sta pp'accost'à er bicchiere a la bbocca er Sótto je dice: Fermo, ve la posso negà io. Apposta er giocatore ner sentisse di': Chi vve la pô nnegà? deve arisponne: Voi sortanto. Guasi sempre, fatta 'sta risposta, er Sótto concede la bbevuta; ma je la poterebe puro negà dicennoje: So' ccontento che lo sapete, pe' vvoi bbeverà er tale.
Er Sótto, come avemo detto, essenno er Tiranno der giôco, pô ruzzà da impunito co li ggiocatori; sicché certe vorte a le mannate pe' llicenza arisponne Quanto ve n'annerebbe? Oppuro: Avete sete? e via dicenno. Er giocatore deve arisponne: Quanto ve ne pare a vvoi, oppuro: Averebbe sete, ma nun so ssi vvoi me date da bbeve.
È accusì, sapendo scimmià, cche s'ottiè dda bbeve, e, ssi se fa ffiasco, nun c'è gnente da canzonà, perché er giocatore ha ffatto conosce che ha ggià ccapito l'intenzione der Sótto. Ma ssi mettiamo, a quer Quanto ve n'annerebbe, arisponesse: Un bicchiere, er Sótto direbbe: Giusto quanto me ne va a mme, oppuro: Ggiusto quanto je ne va ar tale. Si ppoi er giocatore a l'avete sete, arisponnesse: Assai, er Sótto direbbe: Ce n'ho ppiù io, però; oppuramente: ce n'ha ppiù er tale, però, bevenno lui, o quer tale a cche ha ddato la bbevuta.Quanno c'è arimasto poco vino der giôco er Sótto pe' dda' dda bbeve a cchi nun ha bbevuto, o a 'na parte de questi, a la mannata pe' llicenza, arisponne: Ve contentate de quanto ve ne do io? Si er giocatore risponne de Si, se contenta de la bbevuta che je dà er Sótto, si ppoi vo' la bbevuta libbera allora, arisponne de No; ma ppe' solito in 'sto caso er Sótto nu' je dà dda bbeve.Er giocatore a le vorte pe' mmiccà er Sótto, facenno in finta de chiede la bbevuta dice: Pàsso bbevi invece de Posso bbeve? Si er Sótto nu' lo capisce e levannoje la bbevuta la dà a un antro, je succede quer che ggià avemo detto riguardo ar fo ppasso der giocatore ner capitolo de l'amancanze. È ppe'questo ch'er giocatore ha dritto de pretenne che le bbevute je siino domannate a vvoce chiara e nno a mmezza bbocca.
Er giocatore mannato pe' llicenza, a le vorte dice ar Sótto: Si nun ho ssete io datelo a cchi vve pare; ma er Sótto però ddeve arichiamallo all'ordine dicennoje: Chiedete bbene la bbevuta, e si er giocatore ciariòca co' la stessa risposta, er Sótto beve lui. Certe vorte er giocatore stanno in forse ch'er Sótto nu' je dia la bbevuta, nu' je la domanna pe' nun sentisse arisponne: No; e je dice: Fate come ve pare, fate e ddisfate. In 'sto caso er Sótto pô dda' la bbevuta a cchi vvô.Quanno s'arimane de concerto de fa' ddu' Passatelle, e s'hanno da fa' ddu' Conte prima d'incomincià er giôco, a quello che j'è ttoccata la conta je se domanna che sceji li Regnanti prima de fa' la seconna conta. La prima Conta però sceje sortanto er Sótto, senza sceje er Padrone, prima perché nun è obbrigato a scejello e ppoi perché, fatta la seconna Conta, tutte ddue le Conte se fanno tra dde loro Padroni.

….e mmo’ bbevete!!

venerdì 8 settembre 2006

Mahna Mahna

Guardiamoci negli occhi, diciamocelo: il mondo non ci vuole!
E questa cosa ci piace, e tanto.
Perchè nonostante tutto, oggi, come ieri e domani, ci saremo sempre.
Perchè noi siamo "Mahna Mahna"......

8 Settembre


"Italiani! Per ordine di Sua Maestà il Re Imperatore, assumo oggi il governo militare del paese con pieni poteri. La guerra continua a fianco dell'alleato tedesco. L'Italia, duramente colpita nelle province invase, le città distrutte, mantiene la parola data, gelosa custode della sua tradizione millenaria. Si serrino le file intorno a Sua Maestà il Re Imperatore, immagine vivente della patria ed esempio per tutti. L'ordine che ho ricevuto é chiaro e preciso e sarà eseguito scrupolosamente, e chiunque nutra illusioni di poter alterare i normali sviluppi o di tentare di turbare l'ordine pubblico sarà punito inesorabilmente. Viva l'Italia, viva il Re. Firmato: maresciallo d'Italia Pietro Badoglio". [...]

Il popolo italiano e i tedeschi la pensavano allo stesso modo circa il proclama di Badoglio: non ci credeva nessuno.


martedì 5 settembre 2006

Radiografia di uno sfacelo


Sabato 16 settembre ore 21.00 presso il Teatro Sacro Cuore di Grottaferrata, concerto di musica-poesia di Miro Renzaglia dal titolo Radiografia di uno sfacelo. L’ingresso è gratuito. L’evento, un viaggio negli anni settanta e nelle vicende politiche di allora, è patrocinato dalla Provincia di Roma, Assessorato alla Cultura, organizzato dall’Associazione culturale KR991 in collaborazione con Kosmos, Ezra Pound e Sodales Tvsculani. Per maggiori informazioni: 3386052025

lunedì 4 settembre 2006

Il Governo non garantisce il diritto allo studio dei disabili

S F I D A Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità
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AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL MINISTRO DELLA SOLIDARIETA’ SOCIALE
AL MINISTRO DELLA FAMIGLIA
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
AL MINISTRO DELL’ECONOMIA

SCUOLA: S.O.S. FAMIGLIE DISABILI

Roma 01 settembre 2006

NEW YORK: (25 agosto 2006) Approvata la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

ROMA: (Settembre 2006) Migliaia di famiglie italiane costrette a rivolgersi alla magistratura per garantire il diritto allo studio dei figli disabili.

Onorevoli Ministri,
L’anno scolastico 2006/07 non ancora inizia, ma la riduzione delle nomine degli insegnanti di sostegno ci preoccupa perché questo significa che a migliaia di studenti disabili non sarà garantito il diritto allo studio e, di conseguenza, anche quest’anno le famiglie dovranno rivolgersi alla magistratura per ottenere le giuste ore di sostegno per i propri figli.
Ci chiediamo
- Perché il Ministro della Pubblica Istruzione, nonostante le sentenze dei tribunali confermino l’illegalità della riduzione delle ore di sostegno ai disabili, continua a ridurre il numero degli insegnanti di sostegno?
- Perché il Ministro della Solidarietà Sociale non interviene a difesa dei ragazzi disabili appartenenti alle cosiddette “fasce sociali deboli” le cui famiglie non hanno i mezzi e le capacità di rivolgersi alla magistratura?
- Perché il Ministro della Famiglia non interviene in difesa dei genitori che devono sottrarre tempo ai propri figli per andare da avvocati e nei tribunali per difendere un diritto negato?
- Perché ingolfare la Magistratura visto le centinaia di sentenze dei Tribunali di Roma, Siracusa, Agrigento, Bologna, Venezia, Ancona, Napoli, Campobasso, Brescia, Salerno, Cagliari, Reggio Calabria, L’Aquila che confermano l’illegalità della riduzione delle ore di sostegno?
- Perché a Bianco (RC) la seconda elementare deve essere composta da 23 alunni di cui 4 con disabilità accertata?
- Forse per risparmiare e far quadrare i conti dello Stato?

Onorevoli Ministri
Le famiglie che vivono la disabilità lottano tutti i giorni per affrontare le difficoltà quotidiane e non è eticamente corretto costringerle a lottare anche contro le Istituzioni.
Negare il diritto allo studio ai ragazzi disabili provoca nella famiglia un senso di solitudine e di abbandono. E’ una forma di emarginazione istituzionale.

Il Sindacato SFIDA, per l’anno scolastico 2006/2007, sta organizzando un sostegno legale alle famiglie.
SFIDA vuole essere un sindacato sociale propositivo e non conflittuale, pertanto, con la presente
CHIEDE

a) un Vostro intervento affinché, per l’anno scolastico 2006/2007, siano assegnati agli studenti disabili le ore di sostegno richieste dai dirigenti scolastici (senza il taglio da parte dei CSA);

b) un tavolo di concertazione per la garanzia al diritto allo studio di tutti gli studenti disabili iscritti alle scuole pubbliche italiane.

Il Segretario nazionale
Ing. Andrea RICCIARDI

Lasciate ogni pensione voi che ci dovreste andare...

In questi giorni si parla di pensioni.
Dicono che non è il caso di preoccuparsi, e infatti i trentenni non lo sono affatto, consapevoli che a loro una pensione non verrà mai data. Se qualcuno pensa il contrario, è ora che scenda dall’albero…….
Ma vediamo di cosa si “parla”:
Il Ministro Padoa Schioppa, ci ha informato che assieme alla finanziaria, “forse sarà necessario anche un decreto legge”.
Come ben si sa i decreti legge vengono utilizzati per motivi d’urgenza. E allora, se si ha in piedi una finanziaria che verrà approvata entro dicembre, cos’è che non può esservi incluso e che richiede un intervento rapido dell’esecutivo, presumibilmente prima del 30 settembre?
Le pensioni ovviamente!
Vi chiederete allora come mai tutta stà fretta…….
Bene, vediamolo:
L’Inps, la settimana scorsa ha fatto sapere che nel 2006 le liquidazioni delle pensioni d’anzianità saranno 66.708 rispetto a quelle del 2005. Contemporaneamente aumentano anche le penzioni di vecchiaia di 7.085 unità.
In forte crescita anche la spesa pensionistica che quest'anno aumenterà di 3,8 miliardi, passando dai 151,8 del 2005 a 155,6 miliardi previsti per quest'anno. Nei primi 6 mesi del 2006 i pagamenti effettuati dall'Inps per le rate di pensione ammontano a 66,16 miliardi. Con un incremento del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2005 e dello 0,5% rispetto al budget di previsione 2006. Si tratta di una maggiore spesa di 1,6 miliardi rispetto al 2005 e di 298 milioni rispetto alle previsioni
Sul versante delle entrate contributive nei primi 6 mesi dell'anno si registrano riscossioni contributive per 49,87 miliardi con un aumento di 1,39 miliardi pari ad un incremento del 2,9% rispetto al 2005 e un calo di 125,9 milioni rispetto al budget di previsione.

Dati che evidentemente hanno preoccupato qualcuno.
Ora, per chi non lo sapesse, per andare in pensione, esistono 4 finestre l’anno; cioè quattro periodi in cui lo scaglione degli aventi diritto và effettivamente in pensione.
La prossima finestra è prevista per il 1 ottobre e interesserà:
- Dipendenti con 35 anni di contributi e 57 anni di età al 30/6/2006, oppure con 39 anni di contributi alla stessa data a prescindere dall'età.
- Dipendenti pubblici con 35 anni di contributi e 57 anni di età al 30/6/2006, oppure con 39 anni di contributi alla stessa data a prescindere dall'età.
- Operai e precoci con 35 anni di contributi e 57 anni di età entro il 30/6/2006, oppure con 39 anni di contributi alla stessa data.
- Autonomi con 35 anni di contributi al 31/3/2006 e 58 anni di età, oppure 40 anni di contributi entro il 31/3/2006 a prescindere dall'età.

Ad ottobre partirà il pagamento proprio quelle pensioni del 2006 che hanno scatenato l’allarme dell’Inps. Pensioni che dovrebbero essere erogate a chi ha raggiunto i requisiti richiesti. Quei requisiti che prevedono un’età minima di 57 anni. Quei requisiti che saranno in vigore fino al 31 dicembre 2007.

Pertanto, le dichiarazioni del Ministro Damiano che parlano di “età pensionabile a 58 anni” riferita a dopo il 2008 sembrano stonate.
Tali provvedimenti potrebbero essere inseriti nella finanziaria, come è stato fatto negli anni scorsi.
Il timore al contrario, è che tutta questa fretta del decreto entro la fine di settembre, vada a bloccare proprio quelle finestre d’uscita, a partire da quella del 1 ottobre, in modo tale da arginare la spesa pubblica almeno per un paio d’anni e consentire all’Italia di rientrare in quei parametri europei che da più parti ci vengono ricordati.

Con buona pace dei pensionati italiani.

sabato 2 settembre 2006

PATRIA O MUERTE

Sventolatelo sulle bandiere. Stampatevelo sulle magliette.
Potete farlo da quando non c’è più…..per vostra fortuna.
Il Comandante finiva e firmava i suoi discorsi lanciando al vento: “Patria o Muerte”
Tutti voi che girate con la sua faccia mercificata, non l’avete mai fatto, non lo fate e non lo potrete mai fare.

PATRIA O MUERTE